Onde d’urto

La terapia con onde d’urto

è chiamata anche ESWT (dall’inglese: Extracorporeal Shock Wave Terapy) ed è una nuova terapia non invasiva ed estremamente efficace su particolari tipi di patologie.
Da un punto di vista fisico sono definite come onde acustiche ad alta energia. 
Sono impulsi pressori con un fronte di salita rapidissimo (circa 10 miliardesimi di secondo), brevissimi di salita e discesa dello spike (tra 2 e 5 milionesimi di secondo) e tempi complessivi di durata del ciclo d’onda inferiori a 10 millesimi di secondo. Questi impulsi generano una forza meccanica diretta che può essere indirizzata sulle parti del corpo da trattare. L’onda d’urto non va confusa con l’onda ultrasonora che viene frequentemente utilizzata sia a scopo diagnostico (nell’ecografia), sia a scopo terapeutico (in terapia fisica negli ultrasuoni). A differenza dell’onda ultrasonora, che ha un andamento sinusoidale, l’onda d’urto, come detto, ha un andamento ad impulso e valori di pressione generati molto più elevati, mediamente 1000 volte superiori (circa 500 bar contro 0,5 bar).
Esistono diversi tipi di apparecchiature per la terapia con onde d’urto.  Si distinguono per la modalità tecnologiche con le quali le onde d’urto vengono generate.
A livello internazionale sono comunque stati fissati dei parametri tecnici specifici che comunque debbono essere rispettati per poter definire l’onda emessa come vera onda d’urto:
● Rapido innalzamento della pressione (< 1 µs)
● Breve durata ( < 10 µs)
● Elevata pressione di picco ( > 300 bar).
Già introdotto e utilizzato in medicina negli anni ’80 nel trattamento delle calcolosi renali, il trattamento con onde d’urto grazie a recenti sperimentazioni sta trovando largo impiego a livello:
• Del passaggio osteo-tendineo,
• Delle calcificazioni intramuscolari,
• Delle discontinuità ossee nelle patologie di mancata saldatura dei monconi ossei.
La traduzione pratica si è quindi rivelata di grande interesse nella patologia muscolo-scheletrica in tre specifici ambiti di intervento:
a) nel ripristino dei processi di riparazione ossea ove si registri un ritardo di consolidazione o una evidente pseudoartrosi; tali situazioni sono relativamente frequenti nelle fratture di tibia o di femore, nelle fratture ulnari e soprattutto a carico dello scafoide carpale. 
b) nel caso di esiti fibrotici e/o calcifici delle lesioni muscolari, quali strappi e lesioni da schiacciamento o da taglio; in tutte quelle situazioni in cui si verifica un versamento ematico è facile la formazione di raccolte intramuscolari che possono organizzarsi e risolversi con un residuo cicatriziale e/o calcifico di difficile trattamento. 
c) nelle patologie tendinee o nelle patologie da sovraccarico, in particolare nelle tendinopatie croniche resistenti ad altre terapie, con una chiara e circoscritta localizzazione anatomo-funzionale; ad esempio nelle classiche epicondiliti (tennis elbow), nelle sofferenze del tendine d’achille, nella tendinopatia calcifica di spalla, nelle fasciti plantari associate o meno a spina calcaneare.
Con la sperimentazione sui tessuti biologici è stata superata la concezione dell’effetto fisico delle onde d’urto -di frammentazione dei calcoli- grazie alla evidenza di un’azione neovasculogenetica e di stimolazione dell’attività cellulare.

INDICAZIONI

Le patologie ormai avvalorate scientificamente riguardano:
Tessuti ossei 
Ritardi di consolidamento/pseudoartrosi 
Necrosi asettica testa omero/femore 
Fratture da stress 
Algoneurodistrofia 
Patologie dei tessuti molli:
Condrocalcinosi gomito, anca, ginocchio 
Rigidità articolare spalla/gomito/anca/gin. 
Calcificazione e ossificazione 
Miositi ossificanti 
Fibromatosi di muscoli, legamenti, fasce 
Tendinopatie dei tessuti molli 
Tendinopatia calcifica di spalla 
Epicondilite laterale di gomito 
Tendinite trocanterica 
Tendinite della zampa d’oca 
Tendinite post-traumatica di ginocchio 
Tendinite del rotuleo 
Tendinite del tendine d’Achille 
Fascite plantare con sperone calcaneare

CONTROINDICAZIONI

– infezione acuta dei tessuti molli/ossa
- malattie primarie perniciose 
- epifisiolisi nel punto focale
- malattie della coagulazione del sangue
- gravidanza
- pazienti con pacemaker
- tessuto polmonare nel punto focale
- cervello, midollo spinale, grandi nervi nel punto focale (neurocranio, colonna vertebrale, costole)

onde d’urto: mai provate?

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